Boogie - Paolo Conte



Due note e il ritornello era gi nella pelle di quei due



il corpo di lei madava vampate africane, lui sembrava un coccodrillo



i saxes spingevano a fondo come ciclisti gregari in fuga



e la canzone andava avanti sempre pi affondata nellaria



quei due continuavano, da lei saliva afrore di coloniali



che giungevano a lui come da una di quelle drogherie di una volta



che tenevano la porta aperta davanti alla primavera



qualcuno nei paraggi cominciava a starnutire,



il vantilatore ronzava immenso dal soffitto esausto,



i saxes, ipnotizzati dai movimenti di lei si spandevano



rumori di gomma e di vernice, da lui di cuoio



le luci saettavano sul volto pechinese della cassiera



che fumava al mentolo, altri sternutivano senza malizia



e la canzone andava elegante, lorchestra era partita, decollava



i musicisti, un tuttuno col soffitto e il pavimento,



solo il batterista nellombra guardava con sguardi cattivi



quei due danzavano bravi, una nuova cassiera sostituiva la prima,



questa qui aveva gli occhi da lupa e masticava caramelle alascane,



quella musica continuava, era una canzone che diceva e non diceva,



lorchestra si dondolava come un palmizio davanti a un mare venerato



quei due sapevano a memoria dove volevano arrivare



un quinto personaggio esit



prima di sternutire,



poi si rifugi nel nulla



era un mondo adulto,



si sbagliava da professionisti...



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